
L’olio extravergine di oliva lucano non è tutto uguale. Dietro ogni bottiglia si nasconde un mondo di scelte: agronomiche, produttive, etiche e culturali.
Chi lo produce con passione lo sa: ci vogliono attenzione, tempo e un profondo rispetto per la materia prima.
Ma chi lo acquista? Come può davvero distinguere un olio EVO di alta qualità da uno mediocre?
La risposta non è così scontata. Spesso, si è portati a scegliere in base al prezzo o alla confezione. In realtà, ci sono alcuni segnali concreti, piccoli indizi che possono guidare anche i meno esperti.
L’origine fa la differenza
La qualità dell’olio parte dalla terra. Non si può prescindere dalla provenienza delle olive, dalla varietà utilizzata e dal tipo di coltivazione.
Un olio extravergine realizzato con olive italiane tracciabili – come quello prodotto da Olio Barilese, Olio Pace o Rapolla Fiorente, meglio ancora se da agricoltura biologica o integrata – sarà sempre preferibile rispetto a un prodotto miscelato da oli comunitari.
Leggere l’etichetta è un buon inizio. Quando trovi indicazioni generiche come “olio ottenuto da olive raccolte nell’Unione Europea”, sai già che si tratta di un prodotto industriale.
Un olio degno di nota, invece, racconta la sua storia già sul retro bottiglia: cultivar, zona geografica, annata e modalità di estrazione.
La raccolta: una questione di tempismo
Ogni oliva ha un suo momento. Raccoglierla troppo presto significa ridurre la resa, ma aumentare il contenuto in polifenoli (gli antiossidanti naturali dell’olio).
Al contrario, raccoglierla tardi porta a un olio più piatto, meno profumato, ma più abbondante.
Chi cerca la qualità, non bada solo alla quantità.
I frantoi artigianali, come quelli che ancora punteggiano il Sud Italia, raccolgono a mano o con agevolatori, spesso nel mese di ottobre, quando le olive sono nel punto perfetto di invaiatura.
La spremitura: fredda davvero?
Tutti ne parlano, pochi ne verificano l’autenticità.
“Spremitura a freddo” non è uno slogan: significa estrazione dell’olio sotto i 27°C, condizione fondamentale per preservare le componenti volatili, le note aromatiche e le sostanze benefiche dell’olio.
Un olio EVO di alta qualità viene spremuto entro poche ore dalla raccolta – idealmente entro 6 – per evitare fermentazioni e ossidazioni.
È uno dei dettagli che fa davvero la differenza e che raramente si trova nei grandi numeri della GDO.
Colore e profumo: sensi all’erta
Contrariamente a ciò che si pensa, il colore non è un indicatore assoluto di qualità.
Un olio buono può essere più verde o più dorato, a seconda della cultivar. Piuttosto, è il profumo a rivelare molto di più.
Avvicina il bicchierino al naso (o ancora meglio, un cucchiaio).
Se senti note di:
- erba tagliata
- carciofo
- mandorla amara
- pomodoro verde
sei davanti a un olio vivo, ancora ricco di composti aromatici.
L’assenza di odore o, peggio, la presenza di sentori rancidi, muffati o metallici è un segnale di decadimento o di cattiva conservazione.
Al gusto: l’amaro è un pregio
Sì, hai letto bene.
Un olio che pizzica in gola e lascia in bocca una leggera nota amara non è un olio difettoso.
Al contrario, è sinonimo di freschezza e presenza di antiossidanti.
Sono proprio i polifenoli a stimolare quelle sensazioni che, se ben bilanciate, fanno grande un olio.
Il palato deve percepire armonia: un buon olio EVO è fruttato, ma mai invadente, amaro e piccante, ma con eleganza.
Un consiglio semplice?
Fai una prova con una bruschetta: se l’olio “parla”, non hai bisogno di altro.
La conservazione: silenziosa ma fondamentale
Anche il miglior olio del mondo può degradarsi se conservato male.
E questo vale per il produttore, ma anche per chi acquista.
I veri oli artigianali vengono conservati in acciaio inox, in ambienti a temperatura controllata, spesso sotto battente di azoto per evitare l’ossidazione.
Se un’azienda imbottiglia solo su richiesta, sai che stai acquistando un prodotto vivo, non statico.
E tu? Tienilo in un luogo fresco, buio, lontano da fonti di calore.
Una volta aperto, consumalo entro 3-4 mesi per apprezzarne al massimo il profilo.
Prezzo e packaging: imparare a leggere tra le righe
Un olio extravergine venduto a meno di 5 euro al litro è quasi sempre industriale.
È bene saperlo: la qualità ha un costo, giustificato da processi lenti, raccolta manuale, rese basse e attenzione in ogni fase.
Anche il packaging dice la sua: meglio bottiglie scure, tappo antirabbocco e indicazioni chiare sull’origine.
L’eccesso di design spesso nasconde un prodotto mediocre, mentre l’essenzialità, in questo campo, è spesso sinonimo di sostanza.
Un gesto quotidiano che merita consapevolezza
Usiamo l’olio tutti i giorni. Lo mettiamo sull’insalata, sul pane, nei piatti di casa.
Ma troppo spesso dimentichiamo che scegliere un olio buono non è solo una questione di gusto.
È un atto agricolo, culturale, persino politico.
Sostenere piccoli produttori, comprare in frantoio, scegliere tracciabilità e filiera corta significa fare una scelta responsabile.
Per il proprio benessere e per il futuro della nostra terra.